

Si provi ora a fare un semplice ragionamento, dato da un confronto numerico, non qualitativo. Si immagini che la domanda di prestazioni legali in un dato paese sia pari ad un certo numero di prestazioni, definito X. Si immagini che tali prestazioni si debbano suddividere tra un numero di prestatori d’opera Y. Nel nostro caso tali prestatori sono gli avvocati. Ora, si immagini che il rapporto tra prestazioni e prestatori d’opera, ovvero tra domanda ed offerta di servizi legali, sia indipendente da altri fattori che non siano il numero di prestazioni richieste ed il numero dei professionisti in grado di rispondere a tali richieste. Naturalmente, si immagini che il volume d’affari e conseguentemente il reddito dei professionisti che offrano risposta a tali richieste, che chiameremo Z, sia dipendente unicamente da una suddivisione del “lavoro” tra i vari professionisti.
Questo è ovviamente un “sistema” molto semplificato, ma non irrealistico, che può parzialmente spiegare come il numero di avvocati, fatalmente, agisca sul fatturato degli stessi. Considerato X detto numero, Y il numero di prestazioni richieste e Z il valore del reddito prodotto da tali prestazioni, questo semplice “sistema”, offre risultati apprezzabili, se si prova a considerare la variabile Y come una costane, e si fa variare unicamente il valore di X, ovvero del numero di avvocati presenti nel sistema. Questa variazione può portare a definire il reddito disponibile per ciascun avvocato, tralasciando altri fattori.
Ipotizziamo dunque che ciascun paese di questo sistema generi 1 milione di richiesta di prestazioni legali nell’unità di tempo analizzata (che possiamo considerare sia un anno, per convenzione). Ipotizziamo che ogni prestazione richiesta agli avvocati presenti nel sistema generi un reddito netto pari ad 1 euro, per un reddito complessivo a disposizione degli avvocati di quel sistema che sia pari ad 1 milione di euro all’anno. Come si divideranno i redditi, in base al mero numero di prestatori d’offerta, secondo il nostro rudimentale sistema, se ci fermiamo al numero di avvocati presenti in quattro grandi paesi, secondo le stime del 2014? Ecco il risultato di questo “gioco”:
Italia: 4,5 euro pro capite
Francia: 16, 1 euro pro capite
Germania: 6,1 euro pro capite
Regno Unito: 5,5 euro pro capite
Spagna: 7,4 euro pro capite.
Si tratta ovviamente di numeri che tengono conto di parametri convenzionali e non corrispondenti alla realtà dei singoli paesi, ma se si coglie il senso della rappresentazione, a parità di ricchezza disponibile per gli avvocati, nei cinque paesi che abbiamo analizzato, una divisione equa di questa ricchezza, offrirebbe ad un avvocato francese un reddito annuo 4 volte superiore a quello di un collega italiano: in pratica il 400% del nostro reddito disponibile. Per un tedesco ci sarebbe quasi il 150% di reddito disponibile in più rispetto al nostro. Quasi il 175% sarebbe a disposizione di un collega spagnolo, mentre un avvocato inglese, che pure dovrebbe “dividere” il reddito a disposizione della categoria con un gran numero di “contendenti”, guadagnerebbe mediamente il 120% di quanto guadagnato da noi italiani. E’ dunque indubbio che la disfunzione e la bulimia del sistema giudiziario italiano, portando una grande litigiosità, che favorisce la massificazione dell’avvocatura, comporta una concorrenza distruttiva tra professionisti, che abbatte sensibilmente sia la qualità delle loro prestazioni che i loro redditi.
I dati, le considerazioni, le indagini che attengono alla soddisfazione degli operatori di giustizia e dei cittadini, non lasciano molto scampo a valutazioni benevole. La situazione della giustizia italiana non è affatto rosea, e solo un ripensamento complessivo del sistema, che introduca meccanismi efficaci di diritto collaborativo, come ad esempio l’ufficio del processo, la soccombenza obbligatoria, meccanismi cauzionali e garanzie per il pagamento effettivo delle spese di giustizia, potranno migliorare la situazione. Ciò che serve alla giustizia italiana non è una serie di riforme settoriali e spot, ma un’opera di vasta portata, che ripensi l’ordinamento dalle fondamenta, facendolo finalmente funzionare.
Avv. Salvatore Lucignano
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